(Nous, nous ne sommes pas toujours ici. Ou là)
Mostra a cura di Giovanni
Bai e Carolina Gozzini (Museoteo+, Milano) [con Fabio Gambaro
(Direttore Istituto Italiano di Cultura, Parigi)]
Istituto Italiano di
Cultura, Rue de Varenne 50, Parigi
Inaugurazione: Martedì 10 ottobre 2017 alle ore 19
(fino al 27 ottobre: dal lunedì al venerdì 10.00 - 13.00 / 15.00 - 18.00 e la sera in occasione di manifestazioni culturali)
(fino al 27 ottobre: dal lunedì al venerdì 10.00 - 13.00 / 15.00 - 18.00 e la sera in occasione di manifestazioni culturali)
«Maintenant, dans le petit
salon, il reste ce qui reste quand il ne reste rien»: citando Georges Perec, Museo Teo nel 1990 iniziava il suo percorso
creativo con una riflessione sullo
spazio e la memoria, in una casa che sarebbe stata di lì a poco lasciata. Quello
che resta quando non resta niente sono delle tracce, i segni dei quadri o dei
mobili sulle pareti ormai vuote, così le nostre tracce restano sul territorio
come risultato della creazione di una rete di
relazioni creative. Le cose cambiano, le persone e anche il nome (Museoteo+),
magari i tempi e i modi ma non l’essenza di una pratica le cui tracce
permangono grazie anche alla rivista Museo
Teo Artfanzine. Quelle pareti si
riempirono di opere (e le stanze di centinaia di persone) e dopo poche ore
tornarono al loro oblio: nasceva così il «museo del terzo millennio, senza sede
e senza opere, itinerante e trasversale…» come ancora oggi ama definirsi. Non avendo uno spazio fisico dove esporre le opere e neppure per
conservarle Museoteo+ è costretto (si costringe) a trovare
ogni volta non solo uno spazio espositivo differente: autori e opere cambiano ogni volta, come i luoghi che ospitano –
spesso per un solo giorno – le nostre iniziative. «Noi (non) siamo sempre qui … O lì»: Museoteo+ non sposta delle mostre, sposta tutto sé stesso, esplorando la
realtà sociale con leggerezza e ironia per mezzo dell’arte contemporanea e dando così vita a un’opera
collettiva in continua trasformazione, un modo di vita che contiene in sé le
proprie istruzioni per l’uso.
Realtà soprattutto milanese, Museoteo+ ha operato in tutta Italia, ma si è
spinto fino a Shanghai, San Francisco e Tokyo, ma sempre e comunque quello che interessa a Museoteo+ sono gli incontri, le
persone, le relazioni tra di loro e tra i luoghi; Museoteo+ arriva ora a Parigi, dove si
propone di presentare il lavoro di artisti che svolgano sia un lavoro
relazionale che identitario, che lascino cioè tracce riconoscibili, se non
indelebili, di sé e del proprio operare, che parlino di viaggi, spostamenti e
slittamenti e, soprattutto, di persone.
In questa logica Museoteo+ non si limita a portare
l’esperienza del suo nucleo fondamentale e degli storici collaboratori, ma,
cercando di far incontrare generazioni differenti, affianca dei giovani ad
artisti di grande esperienza, tutti accomunati dal narrare storie di persone e
di luoghi, oltre che dal viaggiare per il mondo e, ovviamente, dall’altissima
qualità dei loro prodotti. Nella mostra MILANO,
MONDO, Museoteo+ presenta
opere degli artisti storici di Museoteo+:
Giovanni Bai, Carolina Gozzini, Mario Tedeschi e Klaus Guldbrandsen (Milano),
Véronique Champollion (che viaggia tra Antibes e Milano), Gea Casolaro (che
vive tra Roma e Paris), e dei più giovani Camilla Cerea (che vive a New York) e
Lorenzo Barassi (che vive e lavora a Tokyo).
Milano, Mondo si inserisce nel programma di manifestazioni promosse dall’Istituto
Italiano di Cultura di Parigi dedicate alla città di Milano; una mostra
che non parla di Milano, ma che parla del mondo visto da una città che ambisce a
essere centro propulsivo della cultura mondiale. In mostra anche le copie della
rivista Museo Teo Artfanzine,
ma soprattutto la ricerca degli artisti che la animano, con alcuni lavori in
parte già pubblicati dalla rivista o esposti in varie mostre e altri realizzati
appositamente per l’Hôtel de Galliffet, sede
dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi.
Molti degli
artisti utilizzano il mezzo fotografico per una particolare e personale lettura
del mondo, si tratti di persone, città o ambienti naturali siamo di fronte a
una serie di immagini che ne mettono in rilievo l’anima più intima. Klaus
Guldbrandsen, che indaga con reciproca pazienza il mondo vegetale, ci presenta
una collezione di cortecce che ha molta più attinenza di quanto appaia con i
ritratti eseguiti da Camilla Cerea nella metropolitana di New York: nella serie Thinking Underground gli inconsapevoli passeggeri della metropolitana di New York
fissano il vuoto, metafora delle nostre alienazioni. Mario Tedeschi ha invece
messo in posa tre famiglie italo-giapponesi e le ritrae proiettate in uno
specchio, che filtra la realtà che ci restituisce. Lorenzo Barassi ci comunica
attraverso particolari giocati sui minimi contrasti di colori e di luci e ombre
la stratificazione delle strutture che si sfiorano e si sovrappongono in una
metropoli come Tokyo, che rappresenta uno dei luoghi più stimolanti dove, a
partire dal sistema di scrittura, la comunicazione visiva gioca un ruolo
fondamentale, al punto da rischiare un’overdose di informazioni.
Il video Regards croisés di Gea Casolaro, che vive tra Roma e Parigi ma ha lavorato in tutto il mondo, rubando sguardi dalla vita di tutti giorni, trasforma semplici immagini in una interrogazione sull’umano vivere e sul nostro guardare all’altro da noi, trasformando la banalità del quotidiano in una poetica interpretazione delle relazioni umane.
Carolina
Gozzini ricostruisce la storia dell’Hotel de Galliffet attraverso una
rielaborazione delle piante dell’edificio, ridisegnate, intarsiate e ricamate, mentre Véronique
Champollion ricostruisce plasticamente le opere presenti nell’edificio
attraverso la realizzazione di bassorilievi che ne rileggono in modo creativo
ed ironico le caratteristiche salienti. Giovanni Bai infine, realizza con
tecniche elettroniche e digitali degli arazzi (tapisserie
2.0) che ritraggono il luogo che ospita la mostra e rendono omaggio sia ai
musei che alla tradizione della rappresentazione tradizionale parigina.
Il video Regards croisés di Gea Casolaro, che vive tra Roma e Parigi ma ha lavorato in tutto il mondo, rubando sguardi dalla vita di tutti giorni, trasforma semplici immagini in una interrogazione sull’umano vivere e sul nostro guardare all’altro da noi, trasformando la banalità del quotidiano in una poetica interpretazione delle relazioni umane.
Istituto
Italiano di Cultura
50, rue de Varenne - 75007 Paris
50, rue de Varenne - 75007 Paris
Tel. +33
(0)1 44 39 49 39
Orari: dal lunedì al
venerdì 10.00 - 13.00 / 15.00 - 18.00 e la sera in occasione di manifestazioni culturali
Metro: linea 12 (Rue du Bac o Sèvres-Babylone),
linea 10 (Sèvres-Babylone), linea 13 (Varenne) Autobus: 69, 70, 87, 84